strada islanda

Una giornata intensa tra i fiordi dell’Islanda

Guest Post redatto da Viaggisottozero.it



Ciao a tutti, sono Alessandro, ragazzo di Roma appassionato di montagne e regioni Polari, che appena può corre ad ammirare le più belle, sparse per il mondo.

Da pochi mesi ho aperto un mio blog, Viaggisottozero, dove si parla di determinati luoghi e paesi, sparsi per il mondo ma tutti con ghiaccio e montagne in comune.

In questo articolo vi voglio raccontare di una giornata al cardiopalma nel mio ultimo viaggio in Islanda, isola magnifica, dove il ghiaccio e il fuoco si mischiano.

Inoltre se vuoi organizzare il tuo viaggio in Islanda in totale autonomia, ho scritto un itinerario dettagliato per un viaggio on the road in Islanda di 10 giorni!

 

Itinerario del viaggio tra i fiordi Islandesi

islanda fiordiCi sono andato più volte, perché la potenza e la purezza della natura su questa isola  sono trasmesse in maniera diretta e sconvolgente.

L’ultimo itinerario che ho organizzato in totale autonomia per l’ennesimo viaggio in Islanda e  puoi trovare  riguardava una parte estrema dell’isola, dove la civiltà non è contemplata, ovvero i Fiordi Occidentali, in islandese Vestfirdir.

Questa zona, insieme agli altopiani centrali, è una delle più ostili e selvagge di tutta la nazione. Si trova nell’estremo Nord-Ovest dell’isola.

Da queste parti la natura è la regina incontrastata e l’uomo è costretto a seguire i suoi ritmi, come è giusto che sia. 

A differenza della zona centrale dell’Islanda, arrivare nei Fiordi Occidentali è abbastanza semplice, tramite strade asfaltate, ma una volta entrati nella regione, lo scenario cambia drasticamente. Magnifici fiordi che si susseguono, un continuo di tornanti su strade sterrate che passano in poco tempo dai passi di montagna innevati (anche in agosto) fino a strade in riva al mare, con pendenze e dislivelli considerevoli.

Stavo percorrendo questo itinerario a fine agosto, quando da quelle parti è già autunno pieno, con un Suv 4x4, insomma sapevo bene a quali strade e a quali situazioni climatiche andavo in contro.

L’Islanda è un’isola vulcanica, con 130 vulcani tra attivi e inattivi.

Grazie a questa caratteristica l’isola è disseminata di piscine o pozze termali accessibili a tutti, posizionate ovunque, in riva al mare come sul ciglio di una strada, con acqua rigorosamente calda. 

Una mattina io e Sofia, la mia compagna di vita e di viaggio, ci svegliammo avendo programmato per l’itinerario giornaliero di andare ad ammirare “Krossnesnslaug”, proprio una di queste piscine termali. 

E’ una tra le più famose dell’isola perché è praticamente abbandonata in riva ad un fiordo, con il Mar di Groenlandia davanti agli occhi spesso in tempesta, un posto difficile da immaginare, veramente favoloso!

La voglia era quindi tanta, finalmente era arrivato un giorno tanto atteso.  In più per arrivarci c’era da fare una delle strade più tortuose e al contempo belle della regione, precisamente la strada 643 lungo Strandir, la costa orientale di questi fiordi. 

Il problema è che ci svegliammo con una intensa bufera in atto, pioggia che arrivava orizzontale e un vento impossibile da immagine se non si è mai stati in Islanda.

Le condizioni non erano delle migliori insomma, quindi cercai sul sito governativo islandese cosa si diceva sulle condizioni della strada che volevamo percorre, sembrava ok, e allora partimmo.

Questa strada è completamente sterrata, lunga 100 km e da fare sia all’andata che al ritorno, non ci sono altre opzioni.

Il lembo di sterrato si inerpica su e giù per le coste di vari fiordi, avendo sempre da un lato la montagna rocciosa, e dall’altra fiordi a strapiombo sul mare, paesaggi mozzafiato sicuramente, ma poco confortanti con una bufera.

Iniziai la guida, io al volante e la mia compagna a fianco, devo fin da subito poco rilassata. I km passavano e i tornanti si susseguivano, ogni tanto qualche raffica di vento ci costringeva a tirare il freno a mano e ad aspettare, ma questa è l’Islanda, niente di troppo strano  a queste latitudini! 

La bufera era nel pieno, la strada davvero tosta, ma dopo 3 ore di fatica al voltante  percorremmo questi tortuosi 100 km e arrivammo a meta.

La piscina geotermale di Krossneslaug, a picco sul Mar di Groenlandia, ci aspettava come il nastro del traguardo dopo una maratona.

La stanchezza sparì, ci immergemmo in queste acque calde, fuori un paio di gradi sopra lo zero e davanti il mare in tempesta, una totale goduria.

Una delle esperienze più belle dell’intero viaggio, ma fin qui tutto bene no?

Bene, il problema è che dovevamo tornare indietro, per la stessa strada, e la bufera pensava a tutto tranne che a cessare.

Dopo questo rilassante bagno caldo a mollo, mentre fuori dall’acqua quasi nevicava, andammo negli spogliatoi e ci rivestimmo, infilandoci nuovamente i 18 strati che avevamo addosso, che Agosto particolare.

La strada era la stessa, quindi che cosa doveva mai capitare?

Non l’avessi mai pensato.

fiordi islandaLa mia ragazza all’andata notò i classici cartelli che si trovano anche nella nostra amata Italia, che indicano il pericolo “caduta massi”. 
Giustamente collocati vista la montagna rocciosa su un lembo della strada.

Ma non ci allarmarono, niente di strano, visti ovunque milioni di volte.

Questa volta però afferrammo il concetto di quella segnaletica, e non ce li scorderemo mai più probabilmente.

La strada sempre tosta come all’andata e la bufera che continuava incessante,  ma noi continuavano dritti per la strada. 
Piano piano e con la musica a farci un’po’ di compagnia. 

Poi, ahinoi, giunse il fatidico momento. Vediamo ruzzolare molto ma molto velocemente un masso grande quanto un lavandino, che dal pendio roccioso passò velocemente sulla strada sterrata davanti a noi e si lanciò a capofitto verso la costa del fiordo a strapiombo che avevamo dall’altro lato.

Anticipò il nostro tragitto di massimo 3 metri, se solo fossimo stati leggermente più avanti ci avrebbe preso in pieno, bastava una frazione di secondo.

Anche se l’avevamo scampata, mi venne automatico fermarmi e tirare il freno mano, diciamo per riprendere fiato. La mia compagna al mio fianco era pietrificata, ma fortunatamente ebbe un lampo di lucidità e mi urlò di non fermarci assolutamente, perché come ne è cascato uno ne potrebbero cascare altri!

Aveva completamente ragione, allora ripartii e cercai di aumentare la velocità, anche se lo sterrato me lo impediva. 

Ma non pensavo ad altro che alla possibilità di vederne scendere un altro, su una strada dimenticata da Dio, dove il primo centro abitato è lontano 100 km. 

Quel punto passò, e un’po’ ci tranquillizzammo, anche se la roccia ci continuava ad accompagnare su un lato della strada per tutto il tragitto. L’ansia ormai era perenne. Basterebbe questo primo inconveniente per rendere l’idea dell’esperienza, ma purtroppo non finì qui. 

Dopo qualche altro km e altri 10 tornanti, finita una curva fui costretto a tirare il freno a mano. 

Nel bel mezzo della strada, che per la cronaca sarà stata larga massimo 3 metri, si era adagiato un bellissimo masso delle dimensioni di una Smart. 

Dentro la nostra macchina piombò nuovamente il silenzio. 

Da una parte pensavo che essendo cosi centrato nel mezzo della strada, non saremmo riusciti a passargli di lato dal momento che sui due lati della c’è solo roccia o costa a strapiombo. 

La seconda considerazione che mi venne da fare è che all’andata non c’era, quindi mentre stavamo su questa strada stavano cadendo massi di questa portata, che dite eravamo a nostro agio?

La mia ragazza presa dall’ennesimo sussulto di lucidità scese dalla macchina e in mezzo al bufera cercò di capire se c’era spazio per far passare il nostro Suv. Vi giuro era assurdo, si era precisamente fermato in mezzo. Dio ci volle bene e riuscimmo a passare pelo pelo sul lato sinistro.

Il resto del tragitto, ovvero gli ultimi 40 km, furono di silenzio tombale. L’ansia, la paura ma anche l’adrenalina erano a mille. 

Fortunatamente finì tutto per il meglio, la sterrata finì e tornammo su strade meno proibitive.

Ancora oggi la mia ragazza fatica a parlare di quel giorno, gli si stringe la bocca dello stomaco, totale angoscia al solo ricordo.

Tecnicamente non infrangemmo ne un divieto ne una legge, semplicemente fummo molto probabilmente degli irresponsabili, potendoci evitare una strada sterrata cosi tortuosa in un giorno di bufera come quello.

L’Islanda, diciamo, non è per i deboli di cuore

 

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